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La riduzione della dispersione scolastica: coinvolgere le famiglie per evitare le ‘scuole ghetto’

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato con orgoglio che il tasso di dispersione scolastica è sceso al 9,4%, raggiungendo un minimo storico. Grazie a progetti come “Agenda Sud” e “Education at a Glance 2024”, il calo rispetto al 13,3% del 2019 è evidente. Tuttavia, i dirigenti scolastici sul campo non sono così ottimisti. Pur riconoscendo una diminuzione della dispersione, attribuiscono il successo anche al calo delle iscrizioni di migranti.

I presidi sottolineano la necessità di affrontare questioni cruciali come l’occupazione, l’aumento dei fondi per le mense scolastiche e il tempo pieno, e la riforma del sistema di orientamento per evitare la creazione di “scuole ghetto”. Mentre il ministro Valditara esalta i risultati di “Agenda Sud”, i dirigenti scolastici vedono la realtà in modo diverso.

Secondo il rapporto dell’Ocse, in Italia il ruolo delle famiglie di origine ha ancora un impatto significativo sul successo scolastico degli studenti. Solo il 10% dei figli di genitori con il solo diploma di terza media riesce a ottenere la laurea, mentre il 37% non arriva nemmeno alla maturità. Questo evidenzia la necessità di coinvolgere attivamente le famiglie per migliorare i risultati scolastici.

Irene Marcellino, dirigente scolastica a Palermo, sottolinea l’importanza di garantire continuità didattica e un’offerta formativa di qualità per gli studenti. Angelo Cavallaro, preside a Messina, evidenzia la necessità di concentrarsi sul livello occupazionale e coinvolgere attivamente le famiglie nel processo educativo. Matteo Croce, dirigente a Milano, elogia i finanziamenti del Pnrr per i programmi di tutoring che hanno supportato gli studenti in difficoltà.

Il lancio di “Agenda Nord” da parte del ministro a maggio ha attirato l’attenzione sulla necessità di investire nelle regioni settentrionali per contrastare la dispersione scolastica. I finanziamenti previsti coinvolgono circa 3000 scuole in diverse regioni, con un focus sul potenziamento delle competenze di base, l’innovazione didattica e l’orientamento degli studenti.

Tuttavia, i presidi esprimono dubbi sulla efficacia di queste iniziative. Giovanna Mezzatesta, dirigente scolastica a Milano, sottolinea la necessità di un nuovo modello di orientamento e di una riduzione del numero di alunni per classe per evitare la creazione di “scuole ghetto”. Ludovico Arte, preside a Firenze, evidenzia la complessità della situazione, con licei privi di diversità e istituti professionali alle prese con studenti stranieri che necessitano di supporto aggiuntivo.

I dati forniti da Invalsi mostrano disparità significative nella dispersione scolastica tra diverse zone, evidenziando l’importanza del contesto socio-economico e culturale degli studenti. È cruciale adottare approcci mirati per sostenere gli studenti più vulnerabili e creare un ambiente inclusivo e favorevole all’apprendimento.

In conclusione, la riduzione della dispersione scolastica richiede un impegno concreto da parte di tutte le parti coinvolte, inclusi il governo, le istituzioni scolastiche, le famiglie e la comunità. Solo attraverso un approccio integrato e inclusivo sarà possibile garantire a tutti gli studenti pari opportunità di successo educativo.