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La morte di Ottaviano Del Turco: una storia di ingiustizia e silenzio politico

La recente scomparsa di Ottaviano Del Turco ha riportato alla luce un capitolo oscuro della politica italiana, segnato da ingiustizia e silenzio politico. L’ex presidente della Regione Abruzzo, socialista di lunga data, fu tristemente noto per essere stato arrestato e condannato a morte nel 2008, in un episodio che ha lasciato un segno indelebile nella storia del Paese.

L’arresto di Del Turco, avvenuto all’alba per mano della Guardia di Finanza, fu un evento che scosse profondamente l’opinione pubblica. Condannato a morte quel giorno, il politico socialista subì un lungo percorso legale che lo portò alla sua definitiva assoluzione, ma la sua vita non fu mai più la stessa. Rimase intrappolato in un rifugio di oblio, cercando di dimenticare il passato e le ingiustizie subite, fino alla sua dipartita alla soglia degli 80 anni.

Del Turco, figura di spicco nella politica italiana, era molto più di un semplice politico. Fu segretario aggiunto della Cgil sotto Luciano Lama, parlamentare italiano ed europeo, uomo di governo e presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Amava profondamente la sua terra d’Abruzzo e avrebbe mai immaginato che il suo destino si sarebbe concluso con l’umiliazione di essere messo in manette nella sua stessa regione.

Il “teorema” dei pm e il silenzio del Pd

Il giorno del suo arresto, i giornali erano pieni di notizie su di lui, tutte a sfavore. Solo il Riformista si appellò alla Costituzione e gridò “Del Turco è innocente”, mentre il presidente del Consiglio Berlusconi, impegnato a Parigi per l’anniversario della Rivoluzione francese, ipotizzò un “teorema” dei pm dietro l’azione giudiziaria. L’Anm, sindacato delle toghe, si schierò a difesa dell’autonomia della magistratura, ma il Partito Democratico rimase sorprendentemente silenzioso.

Solo nove ore dopo l’arresto, Walter Veltroni, segretario del Pd, emise un comunicato che destò più ipocrisia che sostegno. Dalla vicinanza umana allo stupore, Veltroni chiese “piena luce” sull’accaduto e addossò all’arrestato l’onere di dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati. Un atteggiamento che lasciò molto a desiderare e che evidenziò la mancanza di una posizione chiara del Pd sulla giustizia e il potere discrezionale dei pm.

La gogna mediatica e il ruolo dei giornali

La vicenda di Del Turco fu amplificata dai giornali dell’epoca, che non esitarono a mettere in luce ogni dettaglio compromettente della sua vita e carriera politica. Titoli sensazionalistici su mazzette, mele e caprette dominarono le prime pagine, gettando Del Turco in una gogna mediatica senza precedenti. Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini fecero il loro lavoro con zelo, mentre su Il Corriere della Sera, Angelo Panebianco pubblicò un editoriale che sollevava questioni ancora attuali oggi.

Panebianco denunciò l’arresto di Del Turco come un’azione motivata più dal desiderio di ottenere un impatto mediatico che dalla ricerca della verità. Si rivolse direttamente al Pd, esortandolo a prendere una posizione chiara sulla giustizia e a separare le proprie carriere da quelle delle toghe. Un appello che, purtroppo, cadde nel vuoto e che evidenziò la mancanza di volontà politica nel partito di intraprendere riforme significative nel sistema giudiziario.

L’appello di Panebianco e la realtà politica attuale

Il richiamo di Panebianco al Pd affinché assuma una posizione di discontinuità nella sua politica giudiziaria resta oggi più attuale che mai. Numerosi governatori di sinistra sono stati vittime di provvedimenti giudiziari discutibili, mentre il partito sembra restare sordo alle richieste di separazione delle carriere e di riforme nel settore della giustizia.

La figura di Del Turco, un politico onesto e impegnato, rimane un simbolo delle ingiustizie e delle mancanze del sistema giudiziario italiano. La sua storia è un monito per tutti coloro che credono nella giustizia e nella trasparenza, e un richiamo alla necessità di una maggiore responsabilità politica e morale da parte dei partiti e delle istituzioni.

In un momento in cui la fiducia nelle istituzioni è sempre più precaria, è fondamentale che il Pd e gli altri partiti politici prendano posizione in modo chiaro e deciso sulla questione della giustizia e dell’indipendenza della magistratura. Solo così potranno riconquistare la fiducia dei cittadini e contribuire a un sistema giudiziario più equo e trasparente per tutti.