La Tari diventa sempre più pesante per le famiglie italiane, con una spesa media del 2,6% in più rispetto all’anno precedente, arrivando a 329 euro nel 2024. Nonostante ciò, c’è un miglioramento nella raccolta differenziata, anche se l’Italia ha impiegato più tempo del previsto per raggiungere il 65% richiesto dall’Unione Europea.
Secondo il Rapporto annuale di Cittadinanzattiva, le città del Sud tendono a spendere di più e a differenziare meno rispetto al resto del Paese. Catania si conferma come la città più cara, con una Tari di 594 euro per una famiglia tipo e una raccolta differenziata ancora lontana dal target europeo. Al contrario, Trento è la città più virtuosa, con una Tari di soli 183 euro, leggermente inferiore rispetto all’anno precedente.
A livello regionale, il Trentino Alto Adige risulta essere la regione più economica con una media di 203 euro, mentre la Puglia è la più costosa con 426,50 euro. Le regioni del Nord come Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Marche presentano una Tari molto al di sotto della media nazionale, con alti livelli di raccolta differenziata. Tuttavia, non esiste una regione che sia virtuosa su entrambi i fronti.
Secondo Tiziana Toto di Cittadinanzattiva, è urgente agire su diversi fronti per migliorare la gestione dei rifiuti. Non basta concentrarsi sul riciclaggio, ma è fondamentale ridurre la produzione di rifiuti, specialmente in settori come le apparecchiature elettriche e i prodotti tessili. Quest’ultimo è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, ma solo l’uno per cento dei rifiuti tessili del mondo viene riciclato correttamente.
Per ridurre i rifiuti, è importante coinvolgere attivamente i cittadini e tutti gli attori coinvolti nella filiera circolare, dalla produzione al riciclo. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile realizzare una vera transizione ecologica.