Il vicepremier Salvini mobilita la Lega per contrastare la tensione governo-toghe
Un attacco frontale ai pm di Palermo: «Vogliono Matteo Salvini in galera per aver fermato gli sbarchi». E una convocazione «d’urgenza» del consiglio federale della Lega, oggi pomeriggio. Ordine del giorno: «Iniziative per difendere la democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini. «Messi a rischio – suonano la carica da via Bellerio – da una sinistra anti-italiana che usa i tribunali per le sue vendette politiche». Lancia la mobilitazione, il vicepremier. E va allo scontro con i magistrati. Con il Carroccio pronto a fare muro attorno al suo segretario. Di fronte al tribunale, dove i leghisti si raduneranno il 18 ottobre, il giorno dell’arringa difensiva del Capitano imputato nel caso Open Arms. E nelle piazze, reali e virtuali. Con la macchina comunicativa leghista che si è già messa in moto per il contrattacco del ministro dei Trasporti, per il quale l’accusa ha chiesto sei anni di carcere per sequestro di persona. «Arrendermi? Mai. Io non mollo», tuona lui via social, postando i messaggi di sostegno ricevuti dai colleghi di governo – in primis la premier Giorgia Meloni – e quelli degli alleati sovranisti, da Marine Le Pen a Geert Wilders. Fino a Elon Musk.
La replica
Ma all’indomani della requisitoria della procura palermitana, è tutta la maggioranza che si schiera a fianco di Salvini. Con il presidente del Senato Ignazio La Russa che critica i pm che vogliono «interpretare» la legge in modo «estensivo», o addirittura «correggerla», invece di limitarsi ad «applicarla». E l’Associazione nazionale magistrati che replica a muso duro alle accuse di un «processo politico» e di un «precedente grave»: per la sezione palermitana dell’Anm, le «insinuazioni di uso politico della giustizia» e le «reazioni scomposte anche da parte di esponenti di governo» rappresentano «dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri». Parole che, affonda il sindacato delle toghe, «minano la fiducia nelle istituzioni democratiche» e «costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti». Nel mirino anche quell’attestato di solidarietà a Salvini da parte del Guardasigilli Carlo Nordio, che da editorialista aveva espresso riserve sulle modalità del processo. Solidarietà contro cui tuona il Pd: il titolare di via Arenula «non difende l’indipendenza della magistratura e solidarizza con Salvini: questo non è garantismo – sferza il dem Walter Verini – è complicità». Rincara Elly Schlein: «Questo continuo attacco del governo alla magistratura è davvero fuori posto. Non è opportuno commentare processi che sono in corso, ma soprattutto – colpisce la segretaria Pd – trovo molto grave l’uso da parte del governo della Rai: quattro minuti di video di Salvini senza alcun contraddittorio che noi abbiamo denunciato in vigilanza». Toni che non sembrano destinati ad ammorbidirsi presto. Perché il processo Open Arms inevitabilmente sarà al centro della scena sul pratone leghista di Pontida, il 6 ottobre prossimo. Si annuncia un crescendo di accuse, di qui alla sentenza. Lo dimostra il pamphlet che Salvini sta per dare alle stampe, «Processo a un italiano»: un’autodifesa in dodici pagine diffusa ieri dai canali leghisti. Due capitoli con cui il leader del Carroccio aggiorna il suo libro “Controvento”, offrendo la sua versione di quella che definisce una «vicenda senza precedenti in tutto l’Occidente». L’incipit è tutto un programma: «La sinistra e i pm di Palermo vogliono Matteo Salvini in galera. La sua colpa? Aver fermato gli sbarchi». Così come la chiosa, in cui viene citato il «sacro dovere» di ogni cittadino della «difesa della Patria»: «L’ho fatto e lo rifarei».
Gli altri episodi
In mezzo, il racconto di quei venti giorni caldissimi dell’agosto 2019, quando da ministro dell’Interno del governo giallo-verde impedì alla Open Arms di attraccare sulle coste siciliane per sbarcare i 147 migranti che aveva a bordo. Poi l’elenco puntuale di altri tredici episodi simili a quello per cui è finito a processo, con navi trattenute in rada in attesa dell’autorizzazione di altri ministri dal 2019 al 2022. «Episodi che non risulta abbiano fatto scattare qualche procura», nota Salvini. Che attacca la Germania («molto accogliente, ma coi confini degli altri»), rivendica il calo degli sbarchi durante il suo mandato al Viminale («42mila con Minniti, 8mila con me, 21mila con Lamorgese»). E infine ricorda l’altro processo «analogo», quello per la nave Gregoretti, in cui «sono già stato prosciolto a Catania» nel 2021. «Sono certo – punge – che a Palermo i giudici saranno certamente più equilibrati della collega Apostolico», ricordando il caso della magistrata siciliana che bocciò il decreto Cutro, e che era stata immortalata nel 2018 a una manifestazione «dell’estrema sinistra per attaccare la Lega di Salvini». © RIPRODUZIONE RISERVATA