La Toscana si prepara a impugnare il Decreto liste d’attesa del ministro Schillaci
La Regione Toscana è pronta a presentare un ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto liste d’attesa in sanità voluto dal ministro Orazio Schillaci, convertito in legge alla fine di luglio di quest’anno. La giunta regionale toscana ha incaricato il presidente Eugenio Giani di presentare il ricorso, che dovrebbe essere portato alla Consulta entro 15-20 giorni, secondo quanto si apprende dalla Regione.
La norma finale del decreto prevede l’istituzione presso l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) di una piattaforma nazionale per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie, regione per regione. Le prestazioni dovranno comunque essere garantite, anche attraverso l’apertura a centri privati accreditati o convenzionati.
Il decreto prevede inoltre un’estensione delle visite diagnostiche e specialistiche nel weekend, con la possibilità di ampliare le fasce orarie delle prestazioni. Viene istituito un Cup unico regionale o intraregionale e si individua una metodologia per superare il tetto di spesa per l’assunzione del personale sanitario a partire dal 2025. È prevista anche una flat tax del 15% per le prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d’attesa.
Il presidente Giani ha dichiarato: “Abbiamo voluto sollevare l’attenzione su un atteggiamento centralistico del governo nel settore sanitario”. Al centro del ricorso annunciato c’è l’articolo 5, comma 2 della legge, che prevede che i piani triennali di fabbisogno di personale per il servizio sanitario regionale siano approvati con decreto del ministro della Salute, di concerto con il Mef, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni ai fini del riscontro di congruità finanziaria.
Questa novità rappresenta un cambiamento rispetto al sistema attuale, dove non è previsto il controllo da parte di Roma, il che secondo la Toscana potrebbe causare problemi nella gestione della sanità regionale e rappresentare una violazione delle prerogative attribuite dal Titolo V della Costituzione.
L’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, ha commentato: “C’è una sorta di schizofrenia da parte del governo: da una parte si promuove l’autonomia differenziata, dall’altra si impongono vincoli ipercentralisti di natura burocratica”. Secondo Bezzini, questo aggiunge ulteriori complicazioni che rischiano di peggiorare l’efficienza del sistema sanitario.
Il governatore Giani ha sottolineato che le vere necessità riguardano altre questioni, in particolare per quanto riguarda le liste d’attesa, che rappresentano probabilmente il punto più critico della sanità toscana. Nonostante le buone performance della regione, che sono tra le migliori in Italia secondo i report di Agenas, negli ultimi anni la Toscana ha incontrato difficoltà nel mantenere gli equilibri di bilancio.
Questo ha portato la giunta regionale a dover aumentare l’addizionale Irpef regionale nel dicembre 2023, poiché le risorse attese dal payback sanitario non sono state sufficienti. Il governatore ha dichiarato: “Dobbiamo prendere delle misure serie e forti, abbiamo bisogno di risorse per pagare gli straordinari ai medici e per assumere personale che possa ridurre le liste d’attesa”.
La decisione della Toscana di impugnare il Decreto liste d’attesa del ministro Schillaci ha scatenato un dibattito intenso sul ruolo del governo centrale nella gestione della sanità regionale. La regione sostiene che il controllo da parte di Roma potrebbe compromettere l’autonomia garantita dalla Costituzione e complicare ulteriormente un sistema che già presenta delle criticità.
La Consulta dovrà valutare attentamente il ricorso presentato dalla Toscana e decidere se il Decreto liste d’attesa del ministro Schillaci viola effettivamente le prerogative regionali sancite dal Titolo V della Costituzione. Nel frattempo, la Regione si prepara a difendere la propria autonomia e a garantire ai cittadini toscani un servizio sanitario efficiente e di qualità.