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Il potenziale del nuovo Scarlet Dragon: test e funzionalità del mirino terminator

Recentemente, il 18° Corpo aviotrasportato dell’esercito statunitense ha avviato una serie di esperimenti con un innovativo sistema di targeting, noto come Scarlet Dragon, che potrebbe rappresentare un significativo passo avanti nella capacità operativa delle forze armate. Questo sistema, sviluppato in collaborazione con il Maven Smart System, è progettato per ottimizzare il processo di identificazione e attacco degli obiettivi sul campo di battaglia, riducendo drasticamente i tempi di risposta e aumentando l’efficacia delle operazioni.

Inizialmente sperimentato nel 2020, lo Scarlet Dragon ha subito diverse iterazioni, con l’obiettivo di raggiungere la capacità di elaborare fino a 1.000 decisioni tattiche all’ora. Questa evoluzione, si apprende, è stata possibile grazie all’integrazione di tecnologie avanzate, tra cui sensori e algoritmi di intelligenza artificiale, che consentono una rapida valutazione dei dati raccolti in tempo reale.

Dall’analisi si evince che, a partire dalla sua prima applicazione, il sistema ha dimostrato di poter ridurre il tempo necessario per il targeting da oltre 12 ore a meno di un minuto. Questo progresso, per gli addetti ai lavori, rappresenta un successo in quanto non solo ha migliorato l’efficienza delle operazioni militari, ma ha anche ridotto il rischio di errori umani in scenari di conflitto ad alta intensità.

Inoltre, il coinvolgimento del generale Michael Kurilla, ex comandante del 18° Airborne Corps e attuale leader del Comando Centrale degli Stati Uniti, sembra aver ulteriormente accentuato l’importanza di un approccio “data-centric” nelle operazioni. Sotto la sua guida, infatti, l’esercito sta cercando di diventare il primo “corpo abilitato all’intelligenza artificiale”, un obiettivo che riflette una tendenza più ampia verso l’integrazione della tecnologia nelle strategie militari.

Funzionalità del Sistema

Dal rapporto del Center of Security and Emerging Technologies (CSET) si evince che il Maven Smart System è concepito come un sistema di supporto decisionale che utilizza l’intelligenza artificiale per assistere le forze armate nel processo di identificazione e selezione dei bersagli. Attraverso le esercitazioni con lo Scarlet Dragon, il 18° Airborne ha potuto testare e perfezionare l’MSS, riunendo soldati, sviluppatori e tecnici per simulare e ottimizzare le fasi di ricerca, identificazione, localizzazione e prioritizzazione degli obiettivi. Questi test si svolgono attraverso simulazioni di base e culminano in operazioni di tiro reale, consentendo una valutazione concreta dell’efficacia del sistema.

Come contemplato dall’Algoritmic Warfare Cross-Functional Team (AWCFT), noto anche come Project Maven, le truppe statunitensi impiegheranno tecnologie per l’apprendimento automatico per identificare potenziali bersagli. Questo sistema “terminator” avanzato è in grado di analizzare dati provenienti da immagini satellitari, video di sorveglianza e comunicazioni intercettate, consentendo di localizzare e colpire fino a 1000 obiettivi in un’ora. Inoltre, sarà in grado di raccogliere dati da fonti sensoriali e applicare algoritmi di visione artificiale per facilitare l’identificazione e la scelta di ulteriori minacce. Tale capacità non solo migliora la precisione delle operazioni, ma consente anche un flusso di lavoro strutturato che facilita la comunicazione e l’approvazione delle richieste di ingaggio da parte della catena di comando. Inoltre, funge da archivio per le valutazioni dei danni post-azione, contribuendo a una mappatura dettagliata delle posizioni delle forze amiche e nemiche.

Il Ruolo strategico del sistema per il 2030

Nell’ambito di un’imponente politica di modernizzazione volta a rispondere alle sfide strategiche contemporanee, le forze armate statunitensi mirano a raggiungere gli obiettivi strategici prefissati entro il 2030. I test dello Scarlet Dragon sono già in fase operativa, con esercitazioni pianificate per tutto il 2025, come previsto all’interno del Project Convergence.

Il debutto su larga scala di questa tecnologia, però, avverrà nel Pacifico durante l’esercitazione Yama Sakura, prevista per la fine del 2026. Tale test rappresenta una collaborazione cruciale tra le forze militari statunitensi e giapponesi, evidenziando la rilevanza strategica della regione nel contesto delle attuali dinamiche geopolitiche.

Il sistema MSS (Multi-Domain Command and Control) sarà essenziale nel Pacifico per la sua efficienza nel coordinamento delle operazioni congiunte, in quanto esprimerà due caratteristiche fondamentali: “flessibilità e gestione dell’accesso ai dati”. La flessibilità, infatti, consentirà di integrare dati provenienti da sensori e piattaforme esterne, come dimostrato durante l’esercitazione Scarlet Dragon nel 2021 e l’integrazione delle operazioni della U.S. Space Force nel 2023.

La seconda caratteristica limiterà l’accesso alle informazioni, rendendo il sistema un efficace strumento di comando e controllo per operazioni multi-dominio, sia in ambito congiunto che combinato con gli alleati.

La realizzazione del progetto, infine, è stata raggiunta grazie allo stanziamento del budget FD2030, approvato dal Congresso statunitense, che ha previsto circa 15,8 miliardi di dollari per settori critici. Tale somma sottolinea l’impegno degli Stati Uniti nel garantire una difesa robusta e reattiva, in un momento in cui le tensioni geopolitiche sono in aumento e la crescente assertività di attori antagonisti richiede una risposta coordinata e veloce.