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Un’aggressione repentina, che non ha lasciato a Sharon Verzeni il tempo di gridare, né di mettere le mani avanti per difendersi. Come se il suo assassino fosse andato a colpo sicuro. I risultati dell’autopsia sul corpo della barista trentatreenne, uccisa la notte del 30 luglio a Terno d’Isola, spiegano parecchie cose, ma non forniscono elementi decisivi sull’identità del suo killer. Ha usato un coltello da cucina lungo e appuntito, per la velocità con cui ha agito e le dimensioni della lama è possibile che non abbia toccato la donna. Quindi la ricerca di dna da isolare sugli abiti della vittima potrebbe risultare vana. Sharon Verzeni, una lettera anonima sul luogo del delitto: «Quel coltello maledetto sta colpendo tutti, non siate complici»

### Autopsia Conferma Difesa Inattiva

Per ogni passo in avanti compiuto dall’inchiesta, la verità pare farsi sempre più sdrucciolevole. I corpi delle vittime parlano, in questo caso al medico legale Matteo Marchesi, incaricato dell’esame autoptico, quello di Sharon ha detto ben poco. È stata massacrata con quattro ferite profonde, tre delle quali mortali, inferte da un coltello da cucina con lama definita «importante». Un fendente al petto e tre alla schiena, con lesione dell’area polmonare e un’emorragia interna. Il primo problema è che non si sa in che ordine siano stati sferrati, se cioè la barista sia stata inizialmente colpita frontalmente e poi alle spalle, mentre cercava di scappare. Sulle braccia non ha tagli che dimostrino il suo tentativo di difendersi da un attacco frontale, gli abitanti di via Castegnate dove si è accasciata davanti al civico 29 non l’hanno sentita gridare. Inoltre dall’esame delle ferite e dalle modalità dell’aggressione non è possibile ricavare un identikit seppure sommario dell’omicida: se sia alto o basso, mancino o destrimano, uomo o donna. Il coltello non è stato trovato, nei giorni successivi al delitto a Terno è stata sospesa la raccolta differenziata dei rifiuti, sono stati passati al setaccio cespugli e giardini, i cestini della spazzatura, anche l’isola ecologica. Ma chi lo ha usato contro Sharon è scappato portandolo con sé. La villetta di via Merelli dove la barista viveva con il compagno Sergio Ruocco, e da cui è uscita a mezzanotte per andare a camminare, è sigillata dal giorno dell’omicidio, ma nulla è stato sequestrato per essere analizzato dal Ris. Ruocco non è indagato, quella notte stava dormendo e il suo alibi sono le telecamere: nessun occhio elettronico lo ha visto uscire di casa nell’ora compatibile con il delitto, né è stato inquadrato dalla videosorveglianza del paese. E tra le venti sagome che circolavano nella zona di via Castegnate nessun testimone oculare si è fatto avanti. Si puntava su un pensionato che fumava sul balcone: «In realtà non ho visto nulla – riferisce – Da qua persone in bicicletta non ne sono passate».

### La Vita di Sharon

Chi indaga si concentra sulla sfera privata della donna, le amicizie, i rapporti con il compagno, gli screzi e le anomalie di un’esistenza tranquilla e abitudinaria. Il 30 luglio era la prima volta che iniziava così tardi la sua camminata e ai genitori non ha detto proprio tutto sul suo avvicinamento a Scientology, che avrebbe irritato il fidanzato. Ieri Maria Rosa Sabadini, madre di Sergio Ruocco, è stata ascoltata per tre ore dai carabinieri, dopo di lei gli zii materni. «Sergio aveva trovato questa ragazza che riusciva a capirlo e purtroppo è finita male. Io mi sono fatta l’idea che potrebbe essere qualcuno che bazzicava nel bar dove lavorava che magari voleva conoscerla», riferisce a favore di telecamere la mamma. Ieri sul marciapiede dove Sharon è morta qualcuno ha lasciato una lunga lettera non firmata: «Caino è chiunque non parli, chiunque non dica la verità. Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò», è l’appello.

### L’Indagine in Corso

Le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni continuano a destare interrogativi e mistero. Con l’autopsia che ha confermato la difesa inattiva della vittima, gli investigatori si trovano di fronte a un enigma intricato. Le quattro ferite profonde inflitte con un coltello da cucina hanno portato alla morte di Sharon, ma le circostanze dell’aggressione rimangono oscure. Senza un identikit chiaro dell’assassino e con il mancato ritrovamento dell’arma del delitto, l’inchiesta si concentra ora sulla vita privata della barista e sulle possibili relazioni che potrebbero aver portato a questo tragico epilogo.

L’ambiguità dell’omicidio di Sharon Verzeni si riflette anche nella mancanza di testimoni oculari e nella mancanza di prove concrete che possano condurre all’identificazione del colpevole. Con la madre del compagno Sergio Ruocco che esprime dubbi e sospetti su possibili persone legate al bar dove lavorava la vittima, la rete di relazioni intorno a Sharon diventa sempre più complessa. Mentre la comunità di Terno d’Isola si interroga sulle possibili motivazioni di un crimine così brutale e inspiegabile, le autorità continuano a esaminare ogni dettaglio e ogni indizio per risolvere il caso.

La figura di Sharon Verzeni emerge sempre più complessa e sfaccettata, con nuove rivelazioni sulla sua vita personale che gettano luce su possibili moventi o legami con l’assassino. L’avvicinamento a Scientology e i contrasti con il fidanzato aprono nuovi scenari di indagine e sospetto, mentre la ricerca della verità si fa sempre più intricata. Con la famiglia e gli amici che si uniscono all’appello per una spiegazione e una giustizia per Sharon, la tensione e l’angoscia crescono nella piccola comunità di Terno d’Isola.

Il mistero dell’omicidio di Sharon Verzeni continua a destare scalpore e interrogativi, con l’assassino che rimane ancora sconosciuto e la verità nascosta tra le pieghe di una vita segnata da segreti e misteri. Con la ricerca della giustizia e della verità che diventa sempre più pressante, la comunità locale si stringe intorno alla memoria di Sharon, cercando risposte e soluzioni a un enigma che sembra sempre più complesso e insidioso.