Indagine sul naufragio di Bayesian: il comandante nega l’apertura del portellone
Dall’analisi degli ultimi 16 minuti che il 19 agosto ha affondato il Bayesian è probabile che l’acqua “sia entrata dal portellone” di poppa provocando il naufragio. La ricostruzione della trasmissione ‘Cinque minuti’ condotta da Bruno Vespa su RaiUno.
“No, quel portellone non era aperto”. James Cutfield, il comandante neozelandese del Bayesian, affondato il 19 agosto davanti a Porticello (Palermo), raggiunto a Maiorca spiega la propria versione dei fatti. A registrare le sue parole la trasmissione Cinque minuti condotta da Bruno Vespa su RaiUno che ha ricostruito la catena di errori che ha provocato la morte di sette persone e l’affondamento dello yacht britannico, compresa la presunta apertura del portellone di poppa da dove sarebbe entrata una grande quantità d’acqua, innescando la grave sequenza di eventi che ha portato all’inabissamento.
La ricostruzione
Dall’analisi dei terribili 16 minuti di quella notte riteniamo che l’acqua” che il 19 agosto ha affondato il Bayesian “sia entrata dal portellone” di poppa. Se ne dice certo Giovanni Costantino, amministratore delegato dell’Italian Sea Group, proprietario del marchio Perini Navi, costruttore della barca. L’imprenditore ha risposto nel corso della trasmissione. “Riteniamo – ha aggiunto – che le attività tipiche di un equipaggio a tutela delle persone e della nave non sono state compiute. Si sarebbe dovuta preparare la nave chiudendo, blindando la stessa. Era inaffondabile. Se in quella nave non fosse entrata acqua, non avrebbe avuto alcun tipo di problema. La perturbazione in arrivo era chiaramente visibile e leggibile”.
I pescatori
Le parole di Costantino danno certezza di quello di cui anche i pescatori del luogo sostengono, chi conosce il mare prevede il cambio repentino delle correnti, chi ha dimestichezza con le acque sa come leggere la situazione e non è un caso che la notte del 19 agosto non siano usciti in mare. “Poteva stare una nave da 700 tonnellate in mare in questa situazione? Non è consigliabile, ma poteva stare. Infatti, la piccola nave vicina era preparata a gestire l’evento; la grande tecnologicamente avanzatissima ha subito quello che è accaduto. L’acqua di sicuro ha iniziato a entrare da poppa, ha allagato non solo un compartimento stagno, ma anche quello attiguo, ossia la sala macchine; quando il vento ha incalzato la nave ha incominciato a scarrocciare: un percorso di 14 minuti nel quale ha continuato a prendere acqua; la stabilità era compromessa e l’acqua è arrivata ai generatori”.
16 minuti pieni di errori
In sedici minuti non sono stati salvati tutti e su questo si indaga: “Probabilmente perché l’equipaggio non si è coordinato, non si è adeguatamente preparato, era distratto e non pronto a intervenire, tante le motivazioni per cui non si è operato nel modo giusto, nella sequenza giusta, nella tempestività giusta. Non hanno considerato le persone che erano giù. Non hanno seguito le procedure giuste e sette persone sono rimaste bloccate. I primi 14 potevano salire sopra se solo fosse stato lanciato l’allarme”. Nel naufragio, analizza Bruno Vespa, sono morti metà dei passeggeri e un solo membro dell’equipaggio: “Questo si configura nella distrazione di quei drammatici sedici minuti”, afferma Costantino secondo cui i membri del personale di bordo “non hanno considerato le persone che erano giù (nelle cabine, ndr), evidentemente non se ne sono nemmeno resi conto. Andavano seguite delle procedure ben chiare. Nulla di questo è stato fatto, e quindi 7 persone sono rimaste giù, bloccate”.
Anche perché secondo Costantino, “le attività tipiche di un equipaggio a tutela degli ospiti e delle persone a bordo e della nave”, imbarcazione inaffondabile. Se in quella nave fosse entrata acqua, non avrebbe avuto alcun tipo di problema.