Genova – A un certo punto, dai vertici della Regione, in particolare dall’ex capo di Gabinetto Matteo Cozzani, sono arrivate richieste “inusuali” riguardo all’assegnazione di case popolari e ai curriculum delle persone da inserire dove possibile. I destinatari di tali richieste non comprendevano il motivo di tale pressione, ma confermano che proprio Cozzani “seguiva personalmente i processi e voleva essere aggiornato”. La Procura insiste sul fatto che le stesse persone per le quali chiedeva ai suoi referenti di agire erano procacciatori di voti alle elezioni regionali del 2020, sulle quali Cozzani era ancora pienamente autorizzato su delega dell’ex governatore Giovanni Toti. La conferma arriva con i nuovi documenti depositati dalla Procura nel filone dell’inchiesta sul voto di scambio che il 7 maggio scorso ha scosso la Liguria, portando agli arresti domiciliari sia l’ex capo di Gabinetto che l’ex presidente. Entrambi, oltre ad aver ricevuto tangenti da vari imprenditori, sono accusati di corruzione elettorale poiché secondo i pubblici ministeri hanno chiesto di raccogliere preferenze dai fratelli Arturo e Italo Testa in cambio di favori specifici.
Uno dei verbali considerati rilevanti è quello di Carlo Sacchetti, dipendente regionale e ex membro dello staff di Marco Scajola, assessore con delega all’edilizia che non è coinvolto nelle indagini. Sacchetti è stato chiamato dai pubblici ministeri dopo gli arresti perché il suo nome era emerso dalle intercettazioni, in particolare da una conversazione avvenuta tre anni fa. Durante l’interrogatorio, Sacchetti racconta di essere stato convocato da Cozzani per gestire la pratica di cambio di casa popolare per Biagio Zambitto, a sua volta coinvolto nell’assunzione di voti per i candidati totiani in cambio di un trasferimento da un appartamento di Arte, l’agenzia regionale delle case popolari. Sacchetti spiega che ha inoltrato la richiesta all’amministratore unico di Arte Genova, Paolo Gallo, su indicazione di Cozzani.
I finanzieri, tuttavia, pongono dei dubbi su questa vicenda e chiedono a Sacchetti cosa intendesse per “attenzionare” la pratica se era già in possesso di Arte. Sacchetti spiega che si è limitato a inoltrare la richiesta senza entrare nel merito dei requisiti. Gli inquirenti continuano a pressare Sacchetti chiedendo se era usuale che Cozzani lo chiamasse per pratiche di cambio di case popolari. Sacchetti risponde che è stato un caso isolato e che di solito le richieste provenivano dall’assessore o dalla segreteria di presidenza della Regione.
In un’altra parte delle intercettazioni, Sacchetti chiede consigli a Cozzani su come poter favorire un sindaco locale in cambio di favori. Questo solleva sospetti sul possibile coinvolgimento in pratiche illegali anche al di fuori del caso specifico delle case popolari.
Un altro verbale importante riguarda Cristiano Lavaggi, consulente tributario, che afferma di aver ricevuto da Cozzani alcuni curriculum da far pervenire a un’azienda edile locale. Tali curriculum appartenevano a persone coinvolte nel filone sul voto di scambio o legate da parentela ad alcuni inquisiti. Gli investigatori chiedono a Lavaggi il motivo di tale segnalazione da parte di Cozzani, ma egli risponde di non avere idea.
Questi nuovi dettagli rivelano un quadro più ampio di possibili favoritismi e scambi di favori all’interno della Regione Liguria, che sta scuotendo le fondamenta della politica locale.