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Nuovo raid israeliano in Libano, nella città di Sidone. Questa volta, le forze armate di Tel Aviv hanno preso per la prima volta di mira i quadri dirigenti di Fatah, l’organizzazione palestinese di cui fa parte anche il presidente dell’Anp Abu Mazen. Nell’attacco, è stato ucciso Khalil al-Makdah, fratello dell’alto funzionario del gruppo Munir al-Makdah e capo delle brigate dei Martiri di al-Aqsa.

L’identità del bersaglio dello Stato ebraico è stata diffusa dal canale televisivo saudita Al-Hadth e confermata sia da un altro membro di rilievo di Fatah, sia da Afp, mentre secondo il quotidiano libanese an-Nahar nell’attacco sarebbero rimaste ferite diverse persone. Khalil al-Makdah si trovava a bordo di un’automobile quando è stato eliminato e i video della carcassa del veicolo in fiamme sono stati condivisi sui social. “Il cammino verso la vittoria o il martirio e gli omicidi ci rendono più forti”, ha dichiarato il fratello della vittima Munir al-Makdah, accusato precedentemente da Israele di contrabbando di armi in Giudea e Samaria.

Secondo Tawfiq Tirawy, membro del comitato centrale di Fatah, l’uccisione del capo del braccio armato del gruppo sarebbe parte di una strategia di Israele volta a scatenare una guerra regionale. “L’assassinio di un funzionario di Fatah è un’ulteriore prova che Israele vuole scatenare una guerra su larga scala nella regione”, ha dichiarato.

Le IDF hanno commentato l’attacco sul loro profilo X in lingua ebraica, accompagnando il post con una ripresa dall’alto del momento in cui l’auto su cui viaggiava Khalil al-Makdah è stata colpita.

L’esercito israeliano ha anche ricordato che il fratello del bersaglio eliminato è un collaboratore dei pasdaran iraniani e degli Hezbollah, che continuano a lanciare attacchi missilistici contro le regioni settentrionali dello Stato ebraico.

La situazione politica nel Medio Oriente

Il conflitto tra Israele e i palestinesi è una questione che ha radici profonde nella storia del Medio Oriente. La lotta per il controllo delle terre contese, le risorse naturali e la presenza di gruppi estremisti hanno alimentato tensioni durature nella regione.

L’attacco israeliano contro Khalil al-Makdah, capo dell’ala militare di Fatah, rappresenta un duro colpo per l’organizzazione palestinese. La morte di un importante leader come al-Makdah potrebbe scatenare una nuova ondata di violenza e rappresaglie da entrambe le parti, portando la situazione già precaria in Medio Oriente a un punto critico.

Le reazioni internazionali

Dopo l’attacco israeliano a Sidone, le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere. Molti paesi hanno condannato l’azione militare di Tel Aviv, esprimendo preoccupazione per il rischio di un’escalation del conflitto nella regione.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’uccisione di Khalil al-Makdah è un grave atto di violenza che minaccia la stabilità e la sicurezza della regione. Ha chiesto a entrambe le parti di evitare azioni unilaterali che possano portare a un ulteriore deterioramento della situazione.

Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per l’attacco israeliano, sottolineando la necessità di trovare una soluzione politica e negoziata al conflitto israelo-palestinese. Ha invitato entrambe le parti a impegnarsi nel dialogo e a rispettare il diritto internazionale.

La prospettiva palestinese

Dall’altra parte, i leader palestinesi hanno condannato con fermezza l’attacco israeliano e hanno promesso di difendere la causa palestinese con tutte le forze. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha dichiarato che la morte di al-Makdah non resterà impunita e che il popolo palestinese continuerà la lotta per la libertà e l’indipendenza.

I gruppi armati palestinesi hanno minacciato rappresaglie contro Israele, sottolineando che l’attacco a uno dei loro leader non resterà senza risposta. La situazione nel territorio occupato è tesa, con manifestazioni di protesta e scontri che potrebbero degenerare in una nuova ondata di violenza.

In conclusione, l’attacco israeliano a Sidone ha scosso la regione del Medio Oriente, mettendo a rischio la fragile stabilità della zona. La comunità internazionale è chiamata a intervenire per evitare un’escalation del conflitto e per promuovere una soluzione politica e negoziata al conflitto israelo-palestinese. La morte di Khalil al-Makdah è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di violenze che hanno segnato la storia del conflitto, ma potrebbe avere conseguenze devastanti per il futuro della regione.