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Nel 2024, durante le Olimpiadi di Parigi, il presidente del CIO, Thomas Bach, ha dichiarato che non esiste un modo scientifico per distinguere un uomo da una donna. Questo ha sollevato preoccupazioni sull’inclusione nel mondo dello sport, in particolare nello sport femminile. L’ex parlamentare del Partito Democratico, Anna Paola Concia, ha criticato aspramente Bach per questa posizione, definendo lo sport femminile “morto” finché lui è al potere e auspicando la sua rimozione.

La questione dell’identificazione di genere nello sport non è nuova, risale addirittura all’antica Grecia. Tuttavia, mentre i greci risolvevano il problema facendo gareggiare gli atleti nudi, nel 2024 la situazione è molto più complessa. La scienza offre metodi affidabili per identificare il genere attraverso il codice genetico e i livelli ormonali, ma il CIO sembra rifiutarsi di adottarli.

La critica di Concia e di altri attivisti femministi è rivolta all’idea che l’inclusione a tutti i costi potrebbe danneggiare lo sport femminile. La decisione del CIO di non adottare criteri scientifici solidi per distinguere tra uomini e donne solleva dubbi sulla giustezza e l’equità delle competizioni olimpiche.

Sorge quindi la domanda se sia il momento di superare le categorie di genere nello sport e adottare un approccio più fluido e inclusivo. Forse è tempo che il CIO prenda una decisione definitiva su questo tema e si assuma la responsabilità delle conseguenze che ne derivano. Solo così si potrà garantire un ambiente equo e rispettoso per tutti gli atleti, indipendentemente dal genere.