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Il caso del professore insultato

Un giovane insegnante di un istituto tecnico trevigiano, omosessuale, è stato oggetto di insulti da parte di uno studente durante una lezione. Oltre all’epiteto omofobo e sessista, l’insegnante è stato coperto di altri insulti, che lo hanno spinto a decidere di porre fine a tale comportamento. Dopo l’episodio, ha sporto denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale, ma purtroppo il Tribunale di Treviso ha deciso di archiviare tutto.

L’insegnante, che per ovvi motivi preferisce mantenere l’anonimato, ha cambiato scuola per ritrovare la serenità. Tuttavia, ha deciso di far conoscere il suo caso attraverso il Partito Gay, al fine di mettere in evidenza la mancanza di una legge contro l’omotransfobia. Il portavoce del Partito Gay, Fabrizio Marrazzo, ha sottolineato che se l’insegnante fosse stato offeso per motivi razziali o religiosi, la denuncia sarebbe stata automatica e l’alunno condannato. L’assenza di una legge specifica contro l’omotransfobia ha impedito al Tribunale di Treviso di intervenire come auspicato.

La reazione dell’insegnante

Durante una normale giornata di lezione, l’insegnante si è trovato ad affrontare l’insulto dell’uno dei suoi studenti, che lo ha definito “finocchio” davanti a tutti. Nonostante la situazione, il docente ha mantenuto la calma ma ha deciso che era necessario dare un segnale forte contro il bullismo omofobo. La sua decisione di denunciare è stata motivata dalla volontà di sensibilizzare sulle umiliazioni che molti insegnanti omosessuali subiscono quotidianamente senza alcuna tutela.

L’insegnante ha espresso il suo disappunto per l’archiviazione del caso da parte del Tribunale di Treviso, sottolineando come l’assenza di una legge specifica consenta a certi ragazzi di insultare impunemente i propri insegnanti. Questo episodio potrebbe assumere rilevanza nazionale, evidenziando la necessità di normative adeguate per contrastare il bullismo omofobo nelle scuole.

La richiesta di intervento

Il Partito Gay, rappresentato da Fabrizio Marrazzo, chiede un intervento a livello amministrativo alle Regioni per introdurre sanzioni contro chi si rende responsabile di insulti sessisti. Si fa appello al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, affinché applichi una sanzione di 500 euro per i reati di omotransfobia, come previsto dalla delibera del Partito Gay Lgbt+. Questa misura rappresenterebbe un passo importante per contrastare la discriminazione e promuovere una maggiore sicurezza e rispetto nelle scuole e nella comunità.

La comunità Lgbt chiede un intervento concreto per garantire giustizia alle vittime di omotransfobia e contrastare efficacemente le discriminazioni. È fondamentale che le istituzioni agiscano per proteggere i diritti delle persone omosessuali e transgender, garantendo un ambiente sicuro e rispettoso per tutti i membri della comunità.

In conclusione, il caso del professore insultato a Treviso evidenzia la necessità di normative adeguate per contrastare il bullismo omofobo nelle scuole e nella società in generale. L’assenza di leggi specifiche contro l’omotransfobia rende le vittime vulnerabili e impedisce la giusta tutela dei loro diritti. È urgente promuovere azioni concrete per garantire un’educazione inclusiva e rispettosa di tutte le persone, senza discriminazioni di alcun genere.