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A quasi ventiquattr’ore dalla strage di Poltava che ha provocato 51 morti e decine e decine di feriti, la Federazione russa ricostruisce l’operazione e spiega le ragioni dietro l’attacco missilistico contro l’istituto militare ucraino. Secondo il governatore filorusso della regione di Kherson, Volodymyr Saldo, in quella base erano di stanza istruttori stranieri. “Ora l’esercito ucraino è sotto la guida dei Paesi della Nato, che incoraggiano l’invio di mercenari”, ha dichiarato ai microfoni di Ria Novosti. Saldo sostiene che Kiev, avendo necessità di centri di addestramento per mantenere fermo il controllo sul territorio, la Nato avrebbe inviato qui dei trainer con il compito di addestrare gli ucraini mobilitati che vengono catturati per strada. Quanto a Poltava e siti simili, Saldo sostiene che “si tratta delle basi, dei centri di addestramento, dei campi di addestramento dove si insegnano le abilità della guerra moderna”. A suo dire, l’Alleanza fornisce supporto sia finanziario che amministrativo per il funzionamento di tali centri.

Secondo il presidente della commissione della Camera pubblica per le questioni di sovranità e copresidente del consiglio di coordinamento per l’integrazione delle nuove regioni, Vladimir Rogov, uno degli obiettivi era l’istituto di comunicazioni militari, dove si formano specialisti in comunicazioni radar e guerra elettronica. L’accademia addestrava, infatti, gli ufficiali addetti alle comunicazioni e all’elettronica, affinando alcune delle competenze più preziose in una guerra in cui entrambe le parti si contendono il controllo del campo di battaglia anche nell’etere.

Non risulta ancora chiaro un dettaglio dell’attacco: subito dopo l’impatto dei missili, i media ucraini avevano riportato ieri la presenza di cadetti schierati fuori dalla scuola militare. Anche Rogov, aveva sostenuto che i missili avessero colpito i le reclute riunite per un evento. Ma il ministro della Difesa ucraino, Dmytro Lazutkin, ha negato alla televisione nazionale che le vittime stessero partecipando a una parata o a una cerimonia, affermando che le lezioni erano in corso quando hanno cominciato a suonare le sirene antiaeree.

Al di là della presenza militare, in queste ore si va profilando anche un significato simbolico per l’attacco a Poltava: la città, infatti, non è estranea alla guerra, e storicamente ha una risonanza particolare per la Russia. È il sito di una battaglia importante nel 1709 tra Svezia e Russia, con fazioni ucraine che si unirono a entrambe le parti, che segnò l’inizio del predominio della Russia nella regione baltica e infranse i sogni dei nazionalisti ucraini dell’epoca che si erano schierati con la Svezia.

L’attacco ora rischia di agitare anche le travagliate acque del governo ucraino, che proprio oggi perde la metà dei suoi componenti: in una dichiarazione su Telegram che confermava la morte del personale militare, le forze di terra ucraine hanno affermato che è in corso un’indagine per stabilire se sono state additate sufficienti misure per proteggere il personale di una struttura così sensibile. Ed è proprio dopo l’attacco che è tornata a farsi sentire l’irreprensibile Maria Bezugla, la parlamentare ucraina che spesso critica la leadership militare del Paese, accusando i funzionari di mettere in pericolo i soldati.

“Queste tragedie continuano a ripetersi. Quando finirà?” ha scritto su Telegram. Non è di certo un caso che, dopo l’attacco, sono stati annunciati dei cambiamenti all’interno del governo ucraino e probabilmente ne seguiranno altri.

Le accuse di Mosca

La versione di Mosca sul raid di Poltava è chiara: coinvolgimento degli agenti della NATO. Secondo le autorità russe, l’istituto militare di Poltava ospitava dei coach della NATO, specializzati nella guerra elettronica, una componente fondamentale per Kiev. Queste affermazioni hanno sollevato un vespaio di polemiche tra i governi coinvolti, con la Russia che accusa l’Ucraina e i Paesi della NATO di intromissione negli affari interni del Paese.

Le dichiarazioni del governatore filorusso della regione di Kherson, Volodymyr Saldo, rivelano una profonda preoccupazione riguardo alla presunta presenza di istruttori stranieri nella base militare di Poltava. Secondo Saldo, l’Alleanza Atlantica sarebbe coinvolta nell’addestramento delle forze ucraine, sostenendo che l’esercito ucraino sia sotto la guida dei Paesi della NATO. Queste affermazioni sollevano molti interrogativi sulla sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, con la Russia che vede nell’attacco a Poltava una conferma delle sue preoccupazioni riguardo alla presenza occidentale nel paese confinante.

Reazioni e implicazioni

Le reazioni al raid di Poltava non si sono fatte attendere, con la comunità internazionale che esprime profonda preoccupazione per la situazione in Ucraina. L’Unione Europea ha condannato fermamente l’attacco, definendolo un atto barbaro e inaccettabile. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto una rapida indagine per fare luce sulla tragedia e portare i responsabili alla giustizia.

Le implicazioni geopolitiche dell’attacco sono enormi, con la Russia che mette in discussione il ruolo della NATO nell’Europa orientale e l’Ucraina che si trova al centro di una pericolosa escalation di tensioni. La comunità internazionale è chiamata a intervenire per evitare ulteriori conflitti e garantire la pace e la stabilità nella regione.

La situazione interna ucraina

All’interno dell’Ucraina, l’attacco a Poltava ha scosso le fondamenta del governo, con dimissioni e sostituzioni che stanno avvenendo a ritmo serrato. Il presidente ucraino si trova di fronte a una crisi politica senza precedenti, con l’opposizione che chiede risposte e soluzioni concrete per garantire la sicurezza dei cittadini.

L’ira della popolazione ucraina è palpabile, con manifestazioni di protesta che si stanno diffondendo in tutto il paese. Le vittime dell’attacco di Poltava sono state ricordate con cerimonie e momenti di lutto nazionale, mentre le famiglie delle vittime chiedono giustizia e verità.

In conclusione, l’attacco a Poltava rappresenta un punto di svolta nella crisi ucraina, con implicazioni politiche, militari e umanitarie di vasta portata. La comunità internazionale deve agire con determinazione per evitare che la situazione sfugga di mano e porti a ulteriori conflitti e tragedie. Soltanto attraverso il dialogo e la collaborazione sarà possibile garantire la pace e la sicurezza nella regione.