Londra, 1950. Il detenuto Timothy Evans viene giustiziato per l’efferato omicidio della moglie Beryl Evans e della figlioletta di soli 13 mesi, Geraldine. Londra, 15 luglio 1953. Nel penitenziario di Pentonville viene impiccato un altro detenuto di nome John Christie, in carcere dal 31 marzo dello stesso anno. Ma chi è Christie, passato alla storia britannica come il serial killer di Rillington Place e cosa lo collega a Timothy Evans?
L’infanzia di John e il padre violento
John Reginald Christie nasce a Illingworth, nel West Yorkshire, sesto di sette fratelli. Nel corso della sua infanzia John viene “dominato” dalle sue cinque sorelle, motivo per cui la madre diventa iperprotettiva nei suoi confronti. D’altro canto il padre, un uomo molto severo, è solito utilizzare punizioni corporali su John e i suoi fratelli, cosa che si ripercuoterà sul carattere del bambino, che a scuola viene spesso bullizzato. A 11 anni viene mandato alla Halifax Secondary School e a 15 inizia a lavorare come assistente proiezionista in un cinema.
È il 1916, siamo nel pieno della prima guerra mondiale e Christie viene chiamato alle armi. Partirà quello stesso anno con il cinquantaduesimo reggimento di Nottinghamshire & Derbyshire. Spostato di stanza in Francia, John rimarrà ferito durante un attacco con dei gas velenosi, infortunio che gli costerà un ricovero in ospedale per un mese. Successivamente dichiarerà di essere rimasto cieco per cinque mesi e muto per ben tre anni. John, che soffre di impotenza, inizia a frequentare le prostitute, anche quando, nel 1920, sposerà una donna di nome Ethel Simpson, dalla quale si separerà dopo quattro anni di matrimonio.
I primi reati dell’insospettabile uomo con gli occhiali
Trasferitosi a Londra, Christie inizia a mostrare un’evidente propensione per il crimine: verrà arrestato per aver rubato dei vaglia postali mentre lavora come postino e sarà poi condannato per aver cercato di ottenere denaro con false credenziali e per condotta violenta. L’insana “passione” per il crimine si aggraverà sempre più, fino ad arrivare all’aggressione di una prostituta con la quale l’uomo conviveva a Battersea, violenza per cui Christie viene condannato ai lavori forzati. Il furto di un’auto gli costerà altri tre anni di carcere, al termine dei quali, ormai 40enne, Christie torna dalla moglie Ethel, con la quale si trasferisce in un modesto appartamento al numero 10 di Rillington Place a Notting Hill.
Quasi completamente calvo, con spessi occhiali da vista, Christie viene descritto come un uomo con un aspetto bonario, della classe borghese medio-bassa. In quegli anni Notting Hill non era il quartiere residenziale modaiolo di oggi, sebbene fosse abbastanza tranquillo e abitato perlopiù da lavoratori. Lui ed Ethel appaiono ai vicini come una coppia schiva, riservata, apparentemente felice, con un cane e un gatto. John Christie, dietro quegli occhiali da professore, non sembra capace di rubare un’auto, né tantomeno di aggredire una donna. La seconda guerra mondiale è cominciata e, inspiegabilmente per un uomo con il suo passato criminale, Christie fa domanda e viene assunto nella polizia ausiliaria, nella stazione di polizia di Harrow Road.
Da poliziotto a serial killer
Ma facciamo un salto avanti nel tempo e andiamo al 19 luglio 1953, giorno in cui John Christie verrà impiccato nella prigione londinese di Pentonville. Il 20 marzo dello stesso anno Christie, che ha lasciato la polizia da tempo, abbandona la sua casa di Rillington Place, e si trasferisce in un ospizio per poveri a King’s Cross, dopo aver subaffittato l’appartamento ad una coppia. Il proprietario di casa, scoperti gli affittuari abusivi, li manda via e autorizza un altro inquilino, Beresford Brown, ad utilizzare la cucina dell’appartamento in cui un tempo vivevano Christie e la moglie. E proprio Brown farà una scoperta sconvolgente: nell’appartamento ci sono dei cadaveri. La polizia viene allertata immediatamente e dopo una settimana Christie viene arrestato con la scusa di vedere i suoi documenti. Una volta in carcere, quell’uomo calvo, dall’aria mite, confesserà di aver commesso almeno sette omicidi.
Gli omicidi
La prima donna che John Christie confessa di aver ucciso è Ruth Fuerst, di origini austriache. La donna, che faceva la prostituta, viene strangolata da Christie durante un rapporto sessuale, nel 1943 e seppellita dall’uomo in giardino, mentre la moglie Ethel si trovava in visita da alcuni parenti.
Christie, che al tempo è nella polizia ausiliaria, si rende conto di non poter più lavorare come poliziotto, dopo aver commesso un omicidio, così lascia il lavoro e si impiega in una fabbrica, dove conosce la sua seconda vittima, Muriel Amelia Eady. Christie affermerà agli inquirenti di aver invitato la donna a casa sua, con la scusa di volerle far provare una “medicina speciale”, miracolosa per la sua bronchite. La donna, ignara dei reali intenti del collega, beve la mistura miracolosa preparata da Christie da una tazza, attraverso un tubo di gomma. Ma ciò che Muriel non sa, è che la medicina che John le ha preparato per la bronchite, altro non è che un balsamo utilizzato per non far sentire alla ragazza l’odore di gas. Muriel aspira quindi inconsapevolmente il monossido di carbonio presente nel gas e perde conoscenza. L’uomo gentile con gli occhiali si trasforma nel suo aguzzino, che la stuprerà e la strangolerà, per poi seppellire il suo corpo senza vita in giardino, vicino a quello della povera Ruth.
Arriviamo al 1949. Notting Hill viene sconvolta da un brutale duplice omicidio, quello della giovane Beryl Evans e di sua figlia di 13 mesi, Geraldine, entrambe strangolate. I sospetti degli inquirenti si concentrano sul marito della donna, il 25enne Timothy Evans, che incolperà il vicino di casa, John Christie, di aver ucciso la moglie accidentalmente, mentre le praticava un aborto. Timothy racconterà alla polizia che dopo aver appreso del decesso della moglie durante l’aborto, Christie gli consigliò di lasciare temporaneamente la città, visto che l’aborto era illegale, dicendogli che avrebbe badato lui alla piccola Geraldine. Ma una volta tornato a casa dal Galles, Timohty affermerà che Christie si rifiuterà di fargli vedere la bambina, che verrà trovata morta con la madre.
Ma c’è un nuovo colpo di scena: Timothy cambia nuovamente la sua versione e si autoincolpa. Cosa abbia spinto Evans a confessare l’omicidio e perchè, non si sa, ma la seconda versione da lui fornita non quadra. L’uomo non sa nemmeno come è stata uccisa la moglie. Afferma che i corpi si trovano in un tombino sotto casa ma non è così, i corpi sono stati trovati dalla polizia nel locale adibito a lavanderia della casa. A quel punto Evans accusa di nuovo Christie degli omicidi della moglie e della figlia, ma il processo è inziato e il ragazzo viene impiccato nel 1950. Christie non è più tra gli indagati, ma è costretto a cambiare di nuovo lavoro, poichè ormai il suo nome viene inevitabilmente associato all’omicidio di Beryl e della piccola Geraldine Evans.
1953, penitenziario di Pentonville. John Christie confessa agli inquirenti un altro omicidio, quello della moglie Ethel. L’uomo dichiarerà di aver assassinato Ethel a letto la mattina del 14 dicembre 1952 e di aver dovuto trovare delle giustificazioni con amici e parenti della moglie, che per giorni avevano chiesto sue notizie. La furia omicida dell’uomo, che non risparmierà nemmeno la consorte, non si esaurisce con Ethel. Christie confesserà l’omicidio di altre tre donne, Kathleen Maloney, Rita Nelson e Hectorina MacLennan. Le donne vengono uccise secondo il solito modus operandi messo in scena da Christie: stordite, violentate e infine uccise. Christie nasconde Kathleen, Rita e Hectorina in un ripostiglio in cucina, e i loro corpi privi di vita verranno scoperti dal vicino di Christie, Beresford Brown.
L’esecuzione di Timothy Evans fu un errore giudiziario?
L’ultimo assassinio che John Christie confessa, è quello di Beryl Evans, per la cui morte era stato impiccato il marito, Timothy. Christie dichiarerà di aver ucciso la donna, ma non la piccola Geraldine, per cui il caso si fece molto complesso. Dato che era stato giustiziato un uomo che probabilmente era innocente, il caso Evans arriverà fino alla scrivania del Segretario di Stato per gli Affari Interni, David Maxwell-Fyfe, che istituisce una commissione d’inchiesta, con lo scopo di far luce sul controverso omicidio. Dopo aver interrogato Christie, il Consigliere della regina e magistrato, John Scott Henderson, non reputa veritiera la confessione di Christie, riguardo all’assassinio di Beryl Evans, adducendo come motivazione che avrebbe confessato solo per ottenere l’infermità mentale.
Ma il caso non viene chiuso e finisce in Parlamento, dove verrà aperta una seconda inchiesta nel 1965. In segutio alle nuove indagini, la conclusione è che con molta probabilità Evans uccise solo la moglie, ma non la piccola Geraldine, il cui omicidio viene imputato a Christie. Non essendo venute fuori prove certe a carico di Evans circa l’omicidio della moglie, il segretario di Stato Roy Jenkins chiederà l’assoluzione postuma per il 25enne, concessa nel 1966.
Nel 1954 Rillington Place sarà rinominata Ruston Close, dopo che gli abitanti della zona firmarono una petizione per cancellare ogni traccia di John Christie e dei drammatici eventi che vi si svolsero.
Sulla storia di John Christie, nel 1970 è stato prodotto un film, “L’assassino di Rillington Place n. 10”, interpretato dall’attore Richard Attenborough, e nel 2016 anche Tim Roth si calerà nei panni di Christie, nella mini serie “Rillington Place”.