Si racconta che il regista Tobe Hooper abbia urlato contro gli attori durante le riprese del capolavoro horror Non aprite quella porta, che il set fosse infuocato con 43 gradi di calore, e che all’interno della casa di Leatherface si respirasse una puzza insopportabile di animali in decomposizione che faceva vomitare attori e tecnici. È grazie a queste condizioni estreme, e ad altri fattori, che Non aprite quella porta è considerato uno dei migliori film horror mai realizzati. E ora, dopo trent’anni, il film torna nelle sale italiane in formato 4k per un evento speciale di tre giorni dall’23 al 25 settembre.
Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) è un film che dal primo all’ultimo fotogramma infonde un senso di inquietudine, con jump scare iconici che si svolgono davanti alla minacciosa casa in mezzo alla campagna, diventati veri e propri classici dell’horror. La somiglianza tra gli animali indifesi destinati al macello e i cinque protagonisti del film – tre ragazzi e due ragazze, di cui uno paralitico in carrozzella – è un tema ricorrente che aggiunge un livello di angoscia alla narrazione.
In un desolato Texas del 1973, il film inizia con l’immagine di due cadaveri impalati in un cimitero, seguita da una voce alla radio che descrive le gesta di un ladro di tombe. I cinque protagonisti – Sally, Franklin, Jerry, Pam e Kirk – viaggiano spensierati a bordo di un furgone, passando davanti a un mattatoio che suscita in loro una sensazione di orrore. Dopo aver raccolto un autostoppista instabile e violento, si fermano a una stazione di servizio per poi finire davanti a una vecchia casa isolata dove vivevano i parenti di Sally anni prima. È qui che incontreranno Leatherface, un gigantesco individuo con una maschera di pelle umana e una motosega sempre pronta all’uso per le sue macabre attività.
Non aprite quella porta è un film essenziale, diretto, privo di fronzoli e sottotrame, che tiene lo spettatore con il fiato sospeso per l’intera durata. Si dice che il film di Hooper abbia introdotto il concetto di slasher, grazie all’uso innovativo della motosega come strumento di morte. Nonostante la graduale crescita della violenza, che culmina nell’episodio finale con Sally ricoperta di sangue, il film non si avventura in eccessi splatter.
Il budget limitato di 140mila dollari che ha portato a incassi per 31 milioni è stato sfruttato in modo magistrale da Hooper, creando un’opera che ancora oggi rimane un punto di riferimento per il genere. I sequel e i reboot che hanno seguito non sono mai riusciti a eguagliare l’originale. Non aprite quella porta è stato addirittura presentato alla Quinzaine des Realisateurs a Cannes nel 1975, accanto a opere di autori rinomati come i fratelli Taviani e Fassbinder.
Oltre alla componente viscerale e politica del film, con la sua riflessione sulla vita e sulla morte, è l’aspetto realistico dell’interpretazione degli attori che fa di Non aprite quella porta un’opera unica nel suo genere. Le scene di lotta e di sopravvivenza sono così autentiche che trasmettono una sensazione di realtà che colpisce lo spettatore nel profondo.
In conclusione, Non aprite quella porta è un capolavoro dell’horror che ha resistito alla prova del tempo, mantenendo intatta la sua carica emotiva e disturbante anche dopo decenni dalla sua uscita. La sua influenza sul cinema di genere è innegabile, e la sua capacità di creare tensione e terrore è ancora oggi un modello per molte opere contemporanee. La proiezione in 4k nelle sale italiane offre ai fan e ai nuovi spettatori l’opportunità di vivere l’esperienza di questo cult del cinema horror in tutto il suo splendore visivo e sonoro.