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Le telecamere che hanno ripreso il pestaggio inquadrerebbero il rapper quando prova a colpire Iovino. Lui tre giorni dopo era a ballare.
La mattina di lunedì 22 aprile, mentre Milano si sveglia con la febbre da derby scudetto, negli uffici della Procura viene recapitata una “cnr”, comunicazione di notizia di reato, firmata dai carabinieri. È il resoconto di quanto successo poche ore prima in via Traiano, a Citylife, e nella discoteca “The Club” di largo La Foppa. Nel documento c’è un nome: Federico Leonardo Lucia, nato a Milano il 15 ottobre 1989. È l’atto con cui gli investigatori dell’Arma denunciano (tecnicamente “deferiscono”) il rapper Fedez all’autorità giudiziaria. L’accusa ipotizzata è “rissa”. Reato procedibile d’ufficio, senza la necessità della denuncia da parte della vittima del pestaggio, quel Cristiano Iovino che da subito davanti ai militari dice di non voler sporgere querela. È dolorante (ha una ferita al sopracciglio e varie contusioni) e reticente. Quando i carabinieri si presentano nel suo appartamento con i soccorritori del 118, non vuole parlare. Dice soltanto di essere stato “aggredito da sconosciuti” e parla di “una lite avvenuta al The Club”. Il resto, mette a verbale, lo dirà eventualmente “dopo essersi consultato con il proprio legale”.

Il film dell’aggressione
È un riferimento apparentemente vago quello al locale. Ma è un dettaglio decisivo perché quando i carabinieri interrogano le due guardie giurate del complesso “Parco Vittoria” di via Traiano che hanno dato l’allarme al 112 assistendo al pestaggio, loro subito fanno il nome di Fedez. Lo hanno riconosciuto: “Era insieme a 8-9 persone, compresa una ragazza bionda” (in questo articolo: chi è Ludovica di Gresy, la ragazza che era con Fedez al The Club). Le immagini delle telecamere del complesso riprendono parte del pestaggio a Iovino, e mostrano come il primo ad avvicinarsi alla vittima una volta sceso dal van nero fermo in mezzo all’incrocio con via Petitti, sia proprio il rapper. Fedez affronta Iovino e dai filmati sembra che tenti di colpirlo con due pugni, colpi che il personal trainer evita scartando all’indietro. Ma fa solo in tempo ad accennare a una reazione che altri due accompagnatori di Fedez gli sono addosso.
Gli ultrà e le minacce
Tra questi, come ormai assodato, anche ultrà della curva rossonera. Con Iovino, secondo le testimonianze, ci sono altre due persone. Non è chiaro se ci sia una reazione da parte loro perché l’azione si sposta fuori dalla portata della telecamera. Quando i carabinieri arrivano in via Traiano, a casa di Iovino trovano anche l’ex tronista di Uomini e donne Sasà Angelucci. I due vigilantes mettono a verbale che dopo il selvaggio pestaggio alcuni compagni di Fedez si sono avvicinati minacciosi alla guardiola: “Fatevi i ca… vostri, non chiamate nessuno”. Partono le verifiche al “The Club”. Anche perché qualcuno racconta di un appuntamento telefonico e di uno scambio di messaggi tra il rapper e la vittima. Si scopre così della lite nel privé — quella sera Fedez era ospite speciale come dj —, dei bicchieri spaccati e dell’intervento dei buttafuori che allontanano prima il solo Iovino poi tutto il gruppo di Fedez, compresa Ludovica Di Gresy, il bodyguard-ultrà rossonero Christian Rosiello, il rapper Taxi Bi e altri elementi della Curva Sud.

La reazione del rapper
I carabinieri, nell’attesa di identificare gli altri, decidono di denunciare il solo riconosciuto con certezza, ossia Fedez. Il fascicolo è affidato al pm Michela Bordieri. Ieri dopo venti giorni di silenzio, il rapper ha parlato dal Salone del libro di Torino prima di un incontro sulla salute mentale. E ha attaccato la stampa: “Io non c’ero e da quello che leggo dalla telecamera sembra non si veda niente perché sporcata dalla pioggia. Si parla di 9 persone che hanno massacrato la persona, tutti ultrà del Milan. La persona viene aggredita, arriva l’ambulanza ma non viene portata in ospedale. Tutti parlano di un massacro, ma se questa persona non è stata portata in ospedale non c’è un referto medico e non ha denunciato, di cosa stiamo a parlare? Mi dicono che tre giorni dopo fosse ad Ibiza a ballare. Se non ci fosse il mio nome in mezzo non ci sarebbe la notizia”. Al momento in cui parlava, ancora non sapeva di essere stato ufficialmente denunciato.