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La diplomazia araba e occidentale si è attivata per evitare un attacco iraniano contro Israele. La situazione attuale vede l’attenzione concentrata sul confine tra Libano e Israele e sull’Iran, con il governo israeliano che continua la sua politica di contrasto a Hamas. L’uccisione del ministro dell’Economia di Hamas, Abd al-Fattah al-Zari’i, è un altro colpo per il gruppo palestinese, che si trova ora a dover affrontare la difficile ricerca di un nuovo leader.

Dall’Iran sono stati portati armi attraverso l’Iraq in Siria, in vista di un possibile attacco coordinato contro Israele che coinvolgerebbe diverse fazioni sciite. Il Libano sarà il teatro principale di questo attacco, con Teheran che ha affidato ai suoi alleati un ruolo di rilievo in questa operazione.

La crisi economica in Israele, causata dalle continue ostilità, è diventata sempre più grave. Si prevede la chiusura di 60.000 aziende quest’anno, a causa delle restrizioni all’ingresso di lavoratori palestinesi nello Stato ebraico e della partenza di molti lavoratori stranieri dai siti di produzione.

Questa situazione mette in crisi i paesi arabi, in particolare quelli del Golfo, che avevano recentemente ripreso i rapporti con Teheran. L’Egitto ha annunciato che non parteciperà a una coalizione militare regionale per respingere un eventuale attacco iraniano contro Israele.

L’arrivo del generale Michael Erik Kurilla in Israele e del segretario del Consiglio di sicurezza russo Sergei Shoigu a Teheran evidenzia l’importanza della situazione attuale. Resta da vedere se si assisterà a un attacco preventivo da parte di Israele, come già accaduto in passato.

In conclusione, la crisi economica in Israele si aggrava a causa delle tensioni e degli scontri in corso, con conseguenze negative sull’economia e sulle attività commerciali nel paese. La situazione geopolitica instabile rende difficile prevedere lo sviluppo degli eventi e l’evoluzione del conflitto in Medio Oriente.