Un’eredità controversa: i gioielli Agnelli e il family office in Svizzera
Nell’ambito dell’eredità di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli e nota come “lady Fiat”, si è scatenata una vera e propria tempesta legale. Tra gli 800 milioni di euro lasciati ai fratelli Elkann, circa 50 milioni erano rappresentati da gioielli di inestimabile valore. Orecchini, collane, bracciali, anelli di oro, perle e diamanti compongono questo tesoro che è stato suddiviso tra i tre nipoti prediletti di Marella dopo la sua scomparsa nel febbraio 2019.
L’eredità dei gioielli Agnelli ha sollevato molte questioni, soprattutto in merito al pagamento delle imposte di successione. Gli sviluppi investigativi condotti dai finanzieri del nucleo di polizia economica finanziaria di Torino hanno portato alla luce un presunto caso di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale subalpino ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 74,8 milioni di euro a carico dei fratelli Elkann, dello storico commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.
Il ruolo del family office in Svizzera
Uno degli elementi chiave emersi durante le indagini riguarda l’esistenza di un “family office” in Svizzera, creato con l’obiettivo di far credere che Marella Caracciolo risiedesse stabilmente in quel Paese. Questo ufficio, gestito da dipendenti assunti da John Elkann, si occupava di tutte le questioni relative alla gestione della presunta residenza svizzera della Caracciolo. La corrispondenza veniva gestita da questo ufficio remoto, che inviava documenti da e per Torino. Inoltre, i pagamenti relativi al personale domestico che assisteva la moglie di Gianni Agnelli in Italia venivano effettuati attraverso conti svizzeri.
Il “family office” in Svizzera svolgeva un ruolo fondamentale nel mantenere le apparenze e nel cercare di eludere il fisco italiano. La presenza di un telefono intestato a “lady Fiat” e la gestione della corrispondenza erano solo alcuni degli elementi che facevano parte di questa strategia ben orchestrata per nascondere la vera residenza di Marella Caracciolo.
Il memorandum e la strategia della fittizia residenza in Svizzera
Durante le perquisizioni, è stato rinvenuto un memorandum che ha gettato ulteriore luce sulla complessa strategia adottata per eludere il fisco italiano. Anche se privo di firma e data, il memorandum risalirebbe al 2009 o al 2010 ed è considerato di “estremo interesse investigativo” dai magistrati. Questo documento rivela una preordinazione sistematica e dolosa di elementi volti a integrare i reati contestati, mostrando una chiara volontà di celare l’identità delle parti coinvolte.
Il memorandum enfatizza l’importanza di mantenere e proteggere il permesso permanente di residenza in Svizzera di Marella Caracciolo, fino al suo decesso. In caso di morte, si doveva dimostrare che il suo ultimo domicilio fosse in Svizzera. Inoltre, si faceva riferimento alla necessità di preservare la validità del patto successorio con cui Margherita Agnelli si era spogliata di tutto.
L’obiettivo principale era quello di garantire la validità del patto successorio e di evitare il pagamento delle imposte sulle successioni e donazioni. La strategia prevedeva anche l’organizzazione della corrispondenza e l’installazione di una linea telefonica personale per mantenere le apparenze di una presunta residenza stabile in Svizzera.
In conclusione, l’eredità dei gioielli Agnelli e il coinvolgimento del family office in Svizzera hanno sollevato numerose questioni legali e fiscali. Le indagini in corso stanno cercando di fare luce su questa intricata vicenda, mettendo in luce presunte frodi fiscali e truffe ai danni dello Stato. La vicenda dei gioielli Agnelli rappresenta solo la punta dell’iceberg di un’intreccio di interessi e strategie messe in atto per eludere il fisco italiano.